Monte Peralba: Ferrata Sartor ed escursione ad anello

  • Durata: 5.30 h
  • Dislivello: 1200 m
  • EEA (via ferrata o attrezzata)
  • Catena Carnica Occidentale

Il Monte Peralba è un rilievo delle Alpi Carniche che si trova tra i confini del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, nonché assai vicino al confine della nazione austriaca e, gode di una prominenza di ben 2694 m, permettendosi, così, di collocarsi tra le montagne più alte dell’intera sottosezione alpina, esattamente al 4° posto. Sebbene la sua quota risulti parecchio considerevole, la sommità del Peralba, tuttavia, può essere raggiunta da più di un solo “accesso” escursionistico, nonostante ciò, non del tutto semplici: due sentieri che salgono, rispettivamente, dai versanti ovest ed est e, una via ferrata, non particolarmente difficile, adatta, eventualmente, per chi inizia ad approcciare con questa tipologia di percorsi; infatti, abbiamo deciso di svolgere la salita alla vetta del Monte Peralba affrontando quest’ultima via attrezzata, denominata Ferrata Sartor. L’effettiva quota che raggiungiamo una volta che concludiamo la ferrata, ci permette di contemplare un panorama veramente sorprendente, mozzafiato e vasto, che, infatti, si estende notevolmente su innumerevoli rilievi, spaziando dai “vicini” monti della confinante Austria sino ai gruppi montuosi delle Dolomiti, senza togliere, ovviamente, i diversi monti della fascia alpina di cui proprio il Peralba è appartenente.
Raggiunta la cima, come appena menzionato, abbiamo ben due vie disponibili da intraprendere per far ritorno al punto di partenza, ossia il Rifugio Sorgenti del Piave, che variano sia in lunghezza che in panoramicità, creando così dei giri ad anello più o meno vari.

I sentieri e il percorso completo dal Rifugio Sorgenti del Piave

Dal Rifugio Sorgenti del Piave saliamo sino al Rifugio Calvi, dal quale il sentiero 131 ci porta all’attacco della Ferrata Sartor; saliamo, quindi, attraverso la via attrezzata, sino alla cima del Monte Peralba. Da qui, abbiamo disponibile ben tre opzioni per perdere quota e tornare, quindi, a valle:

  • la Cresta Ovest che scende direttamente al rifugio di partenza;
  • il sentiero 132 (Tabacco 131), ossia la “Via normale Giovanni Paolo II”, che torna al Passo Sesis e al Rifugio Calvi, ripercorrendo, infine, la stessa via dell’andata;
  • la discesa, di nuovo, attraverso la “via normale”, ma proseguendo sino al Passo dell’Oregone, effettuando, così, un lungo anello attraverso il sentiero 134 (403A) che scende alla Val Visdende, ma che ovviamente, quest’ultima, non raggiungeremo per salire al Rifugio Sorgenti del Piave.

Scheda tecnica

  • Difficoltà: EEA
  • Durata totale: 5.30 h
  • Tempi intermedi: 1.00 h per salire al Rifugio Calvi, 0.30 h per raggiungere l’attacco della via attrezzata, 1.00 h la salita al Monte Peralba attraverso la Ferrata Sartor, 1.00 per scendere al Passo dell’Oregone percorrendo la “via normale”, 2.00 h per ritornare al Rifugio Sorgenti del Piave attraverso i sentieri 134 (403A) e 137
  • Dislivello complessivo: circa 1200 m
  • Lunghezza: quasi 12 km
  • Punto di partenza: Rifugio Sorgenti del Piave 1830 m
  • Punto d’arrivo: Rifugio Sorgenti del Piave 1830
  • Quota massima: Monte Peralba 2694 m
  • Rifugi e/o bivacchi: Rifugio Calvi 2167 m
  • Segnaletica: sentieri 132, 131, 134, 137
  • Note aggiuntive: nessuna
  • Cartografia: Mappa – Tabacco 001
  • Scarica traccia GPX

La salita al Monte Peralba attraverso la Ferrata Sartor

La salita ed il giro del Monte Peralba, obbligatoriamente dobbiamo affrontarlo incamminandoci dalle pendici meridionali del monte stesso, nonché ai piedi dei massicci Torrioni del Peralba. Gli accessi, dove incontriamo, inoltre, una certa disponibilità di posteggio su entrambi i punti, sono rispettivamente due, che dipendono, praticamente, dalla tipologia di giro che decidiamo di svolgere: il parcheggio del Rifugio Calvi, dal quale inizia proprio il sentiero 132 che porta direttamente al rifugio, oppure, il Rifugio Sorgenti del Piave, che si trova lì poco più avanti. La strada da percorrere in auto è la SP22 che risale la Valle di Sesis, che inizia dalla località di Cima Sappada, sulla sinistra se proveniamo proprio dal noto abitato; la carreggiata è adeguatamente asfaltata, ma tuttavia risulta stretta ed è caratterizzata da alcuni tratti che risultano abbastanza pendenti.

Salita al Rifugio Calvi

Dato che, il giro da noi prefissatoci prevede che al ritorno incontriamo prima il Rifugio Sorgenti del Piave, è proprio da qui che decidiamo di lasciare la nostra auto per incamminarci verso il Monte Peralba. Dalla sorgente dove nasce il noto fiume Piave, da cui infatti prende denominazione il relativo rifugio, ci dirigiamo a piedi verso la strada e imbocchiamo l’evidente sentiero che porta l’indicazione del Rifugio Calvi e Passo Sesis. Ci addentriamo, quindi, nella vegetazione, affrontando una salita non troppo scoscesa, che si sviluppa proprio ai piedi dei Torrioni, che ci permette di giungere sulla sterrata 132 che conduce al Rifugio Calvi. Continuiamo, di conseguenza, a salire, sino ad arrivare all’indicazione del relativo rifugio, dalla quale possiamo continuare ancora sulla larga e facile sterrata, oppure intraprendere un sentiero denominato il “Sentiero delle Marmotte”, che taglia sulla destra, affrontando, però, una maggiore pendenza, tuttavia tecnicamente abbastanza facile.

Giunti al rifugio, proseguiamo la dovuta salita verso la ferrata restando sul segnavia 132, sino ad arrivare alla traccia che conduce alla via attrezzata, opportunamente indicata. Proseguiamo, quindi, sulla sinistra, iniziando a percorrere il segnavia 131, un breve sentiero che ci porta all’inizio della tipica segnaletica rossa punteggiante. Da questo momento, indossiamo il kit da ferrata, affrontiamo un breve, nonché semplice, passaggio caratterizzato da alcune cambre metalliche e raggiungiamo l’effettivo inizio della Ferrata Sartor.

Ferrata Sartor

La Ferrata Sartor è una via attrezzata non particolarmente lunga e con una difficoltà abbastanza contenuta, una via ferrata che può risultare ideale per chi inizia ad approcciare con queste tipologie di percorsi montani. Il primissimo tratto, ossia l’attacco, nonostante sia totalmente verticale, è ottimamente attrezzato con delle tipiche scalette metalliche. Dopodiché, invece, dobbiamo affrontare una serie di tratti contraddistinti, mai da un’eccessiva verticalità e, quasi sempre, dalla presenza di diversi appoggi rocciosi. I pochi e brevi passaggi, dove i “sostegni” naturali non sono proprio presenti, ci aiutiamo tranquillamente effettuando una certa trazione con il cavo metallico, puntando quindi bene i piedi sulla roccia, tuttavia, mai troppo verticale. Nella fase finale, addirittura, la Via Ferrata Sartor si trasforma in un semplice sentiero attrezzato.

Però, affrontati i vari tratti in questione, l’ultimo spezzone di ascesa è una traccia sassosa parecchio erta e faticosa, ancora accompagnata da diversi punti rossi che dobbiamo seguire per raggiungere l’oramai visibile vetta. Una considerazione, infine, che riguarda tutto il tratto in questione: prestiamo la dovuta cautela all’eventuale caduta di sassi da chi, soprattutto, ci precede nell’ascesa che, infatti, in questa via ferrata risulta più probabile rispetto ad altre sue “rivali”.

Monte Peralba

La considerevole fatica affrontata sin d’ora, tuttavia, viene sicuramente appagata dalla splendida visuale che possiamo godere una volta che raggiungiamo la sommità del Monte Peralba. Infatti, data la sua cospicua quota (2694 m), si tratta di una vetta assai panoramica ed ammaliante, contraddistinta da una sorprendente veduta a 360° che spazia, praticamente, su un’infinità di rilievi montuosi con una rispettiva morfologia assai variegata, comprensibile, peraltro, dal considerevole contrasto di colori che si manifesta meravigliosamente ai nostri sguardi.

L’emozionante paesaggio, si estende dai circostanti monti che contraddistinguono una considerevole fascia delle Alpi Carniche per raggiungere i diversi monti delle Dolomiti, senza dimenticarci, data la notevole vicinanza, i vari monti appartenenti al territorio austriaco; per citarne solo alcuni, tra quelli che riteniamo, “forse”, più rilevanti, poiché una lista completa diventerebbe veramente lunga: le Dolomiti Pesarine, il Gruppo dei Brentoni, rispettivamente le Dolomiti Cadorine, Ampezzane e di Sesto, le Dolomiti di Zoldo visibilità permettendo, nonché le diverse dorsali e, creste che caratterizzano l’intera Catena Carnica Occidentale, che sorgono proprio, o vicine, al confine italo-austriaco, come quelle del Palombino, del Cavallino, del Rinaldo, delle Crode dei Longerin, del Vancomun-Pietra Bianca, del Fleons-Volaia e, infine, del noto massiccio del Monte Coglians.

Il ritorno ad anello per la “via normale” ed il sentiero 134

Dal punto più alto dell’uscita, iniziamo il relativo percorso di discesa, nonché di rientro al punto di partenza, che può avvenire attraverso ben tre distinte vie, caratterizzate da lunghezze rispettivamente diverse, ma complessità abbastanza simili, che richiedono, in ogni caso, già una certa esperienza escursionistica:

  • la via della “Cresta Ovest”, il percorso più panoramico e, relativamente, il meno difficoltoso dei tre (tuttavia non banale), che inizia propria dalla massima punta del monte, ovviamente verso ovest e, avvalla direttamente al rifugio da cui siamo partiti;
  • la “via normale Giovanni Paolo II”, così denominata per l’ascesa affrontata proprio dal corrispondente Papa il 20 luglio 1988 durante una sua vacanza, che prosegue diritta verso nord-est, per poi svoltare decisamente verso sud (sentiero 132, Tabacco 131) in direzione del Passo Sesis, aggirando così l’omonimo Torrione e giungendo, di conseguenza, al Rifugio Calvi; questo percorso, come fra poco ribadiremo, presenta più di qualche tratto che va affrontato con la dovuta cautela;
  • di nuovo, la “via normale” della cima, ma proseguendo sino al Passo dell’Oregone (Hochalpljoch), esattamente al confine italo-austriaco, dal quale possiamo intraprendere nuovamente il sentiero 132 che ci riporta al Rifugio Calvi, oppure imboccare il segnavia 134/403A che prosegue sulla sinistra e che scende verso la Val Visdende, aggirando così il Monte Peralba dal versante settentrionale.

Noi, alla fine, decidiamo di intraprendere quest’ultima scelta, per allungare l’escursione complessiva e per “bazzicare” un tratto di percorso meno conosciuto e frequentato; infatti, codesta opzione, la più “selvaggia” delle tre, data inoltre la minore manutenzione, richiede la dovuta cautela in alcuni punti, tuttavia brevi. Perciò, se dovessimo stilare una piccola classifica, basandoci soprattutto sulle ulteriori informazioni presenti in altri siti/blog, metteremmo al primo posto la “Cresta Ovest”, al secondo la “via normale”, alla terza posizione la nostra effettiva scelta.

Discesa per la “via normale”

Proseguiamo, quindi, diritti verso nord-est per la “via normale”, contrassegnata, anch’essa, da vari bollini rossi, dove il primissimo tratto di discesa è caratterizzato da un canalino attrezzato abbastanza sfasciato, scosceso e spesso bagnato, che richiede, di conseguenza, la massima attenzione, proprio perché, oltre a ciò, ci troviamo nella fase di discesa. Affrontato codesto, la pendenza lievemente diminuisce, ma dobbiamo mantenere, ancora per un bel po’, una certa cautela per affrontare dei brevi salti rocciosi, che richiedono, talvolta sicuramente, l’aiuto delle proprie mani.
Superati anche quest’ultimi, possiamo, almeno per il momento, “adagiarci”, poiché ritorniamo su di un sentiero dal fondo roccioso di contenuta difficoltà, che ci permette di giungere ad un primo bivio, dove l’effettiva “via normale” dal Peralba al Passo Sesis prosegue verso destra, mantenuta, infatti, ancora dai bollini rossi, mentre la traccia che prosegue dritta ci porta direttamente al Passo dell’Oregone (Hochalpljoch).

Il sentiero 134 (403A)

Giunti esattamente al confine italo-austriaco, svoltiamo verso sinistra, in direzione della Val Visdende e della località di Costa d’Antola, intraprendendo, quindi, il segnavia 134/403A. Proseguiamo, di conseguenza, la nostra discesa affrontando una pendenza meno marcata di quella affrontata precedentemente, percorrendo uno stretto sentiero non difficile che si sviluppa sul versante meridionale del Monte Tap de Cadene, iniziando, così, ad aggirare il Monte Peralba. Il paesaggio alpino, almeno in questa prima parte, ci risulta di nuovo abbastanza notevole, affacciato, infatti, ancora sui relativi monti delle creste Carniche del Palombino, del Vancomun-Pietra Bianca e delle Crode dei Longerin, nonché sulle famose Dolomiti di Sesto ed, infine, sulla piacente Val Visdende.

Proseguiamo, quindi, lungo un tracciato che si mantiene stretto, dove si nota, peraltro, la probabile scarsa frequentazione di questo percorso, caratterizzato da alcuni brevi passaggi leggermente spioventi che richiedono, infatti, date le relative condizioni, un passo fermo e sicuro; l’esposizione, inoltre, non risulta mai eccessiva, però, in una certa misura, relativamente è presente.

Continuiamo, perciò, a scendere sempre con un moderato dislivello, lungo il versante meridionale del Col della Varda, per giungere lungo una larga sterrata, dalla quale, con relativa facilità, avanziamo sino ad arrivare ad un bivio. Da qui, proseguiamo verso sinistra continuando ancora a scendere, lungo una serie di grandi tornanti che ci portano a raggiungere l’indicazione, non molto evidente, del Rifugio Sorgenti del Piave. La seguiamo per non perdere ulteriore dislivello ma, effettivamente, sempre per il probabile motivo della frequentazione particolarmente bassa, questa breve traccia non è stata ancora sistemata in seguito alla tragica vicenda della tempesta “Vaia”, quindi, anch’essa, richiede un’ultima e dovuta attenzione; in alternativa, comunque, possiamo proseguire ulteriormente per la sterrata, superando altri tre tornanti e intraprendendo una stradina che sale sulla sinistra.

Affrontiamo, quindi, un’ultima e costante salita percorrendo, ancora, una facile sterrata non particolarmente faticosa, data la presenza di una cospicua quantità di tornanti, che quest’ultimi, sostanzialmente, ci accompagnano sino a riportarci al nostro rifugio di partenza, ossia il Rifugio Sorgenti del Piave, permettendoci, così, di concludere il giro del Monte Peralba.

Domande frequenti (FAQ) e considerazioni finali

La salita al Monte Peralba attraverso la Ferrata Sartor ed il conseguente ritorno, indipendentemente, quest’ultimo, dalla via scelta, è un’escursione che, complessivamente, non raggiunge mai un’eccessiva difficoltà tecnica.
La via ferrata che ci porta direttamente alla sommità è una via attrezzata che rientra, sicuramente, tra quelle relativamente più facili, adatta, soprattutto, per chi desidera iniziare questa varietà di percorsi. L’intero tratto presenta passaggi ben attrezzati, nonché sufficientemente appoggiati dalla naturale roccia, eccetto alcuni brevi passaggi, tuttavia semplici, dove potrebbe essere richiesta un’esigua trazione sul cavo, mantenendo così una progressione mai troppo incerta. Infine, anche l’esposizione non risulta mai particolarmente “impressionante”.
Dalla cima, la discesa può avvenire attraverso tre rispettive opzioni più o meno impegnative che, comunque, tutte richiedono una certa esperienza escursionistica.

Il periodo più idoneo per affrontare questa uscita è, quasi sicuramente, dall’estate sino all’autunno che, quest’ultimo periodo, dipende anche dalla propria preparazione fisica. Una certa cautela, però, andrebbe dedicata proprio ad inizio della tipica stagione estiva: sulla “via normale”, principalmente sul tratto più in quota, data infatti l’esposizione verso nord, non è affatto esclusa la possibilità di incontrare alcuni tratti nevosi o, addirittura, ghiacciati. Di conseguenza, è consigliato, prima di cimentarci in questo percorso, di informarci presso il rifugio per disporre di un’eventuale conferma.

I percorsi più vicini dal punto di partenza di questa uscita si trovano, indubbiamente, sulle varie montagne che circondano il noto abitato di Sappada. Parlando per proprio conto, anche questa parte alpina, come tante altre, ci risulta, almeno per il momento, parecchio inesplorata. Tuttavia, i pochi percorsi che abbiamo finora svolto sulle Alpi Carniche ci hanno permesso di intuire che, anche questa fascia montana è capace di regalarci degli scenari veramente emozionanti e, nel contempo, meno caotici. Le escursioni, quindi, che vi possiamo consigliare nelle vicinanze di Sappada, finora sono due:

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