
Ferrata Brigata Tridentina al Pisciadù: escursione ad anello
In prossimità del Passo Gardena, al cospetto del maestoso gruppo del Sella, la salita al Rifugio Cavazza attraverso l’assai conosciuta e frequentata via ferrata Brigata Tridentina, al Pisciadù. Il percorso attrezzato, complessivamente di media difficoltà, presenta alcuni tratti abbastanza impegnativi, soprattutto nella parte finale che, comunque, può essere tranquillamente evitata raggiungendo direttamente il rifugio. Il panorama, che si apre sui massicci gruppi montuosi del Puez-Odle e delle Dolomiti Orientali di Badia, appaga assolutamente l’impegno sostenuto per raggiungerlo.
Indice
Anello della Ferrata Tridentina: sentieri e percorso completo
Dal parcheggio imbocchiamo il sentiero 666 (29A) che in breve tempo ci conduce all’attacco della ferrata. La ferrata, di media lunghezza e difficoltà, presenta un bivio dove, a seconda delle proprie condizioni fisiche, decideremo se restare o uscire dalla via attrezzata e raggiungere direttamente il Rifugio F. Cavazza. Da quest’ultimo, chiudiamo il giro scendendo lungo il sentiero 666 attraverso un ghiaione, ben attrezzato nella fase iniziale più ripida, che permette di ritornare nuovamente al punto di partenza.
Scheda tecnica
Come raggiungere l’attacco della ferrata
Per raggiungere il parcheggio, provenendo da Corvara in Badia seguiamo le indicazioni per il Passo Gardena. Passata la località di Colfosco, dopo alcuni tornanti, dobbiamo controllare un’insegna che porta la scritta della Brigata Tridentina: proprio lì, troviamo un grande parcheggio dove possiamo lasciare la nostra auto. Indossiamo già il kit da ferrata e imbocchiamo il sentiero 666 (29A) in direzione della Ferrata Pisciadù, che raggiungiamo in circa 10 minuti di camminata.
Iniziamo con un breve tratto attrezzato, molto spesso umido e quindi scivoloso, abbastanza verticale, alternato da diversi appoggi rocciosi e pioli/cambre metallici. Superato questo breve pezzo, manteniamo il sentiero che prosegue verso sinistra in direzione della cascata: proprio in prossimità di quest’ultima inizia la ferrata Pisciadù, portante la targhetta commemorativa della Brigata Tridentina.
La Ferrata Pisciadù: caratteristiche e difficoltà
La prima parte della via attrezzata, ossia quella più lunga, è caratterizzata dalla presenza di parecchi appoggi prevalentemente rocciosi, in alcuni punti “aiutati” dall’installazione di qualche piolo e cambra, permettendo così di utilizzare la fune metallica solo per assicurarsi. Sia in prossimità della gola del Rio Pisciadù, sia prima di raggiungere il bivio che permette di uscire dalla via ferrata, incontriamo dei brevi tratti molto esposti, dove il proseguimento viene comunque “garantito” dai numerosi appoggi rocciosi e dai pioli metallici.
Quando arriviamo al bivio, a seconda delle proprie condizioni fisiche, possiamo decidere se concludere la ferrata proseguendo sul sentiero di sinistra che porta direttamente al Rifugio Pisciadù, oppure proseguire per la via attrezzata facendo le opportune valutazioni. Infatti, quest’ultima parte, caratterizzata sempre dall’alternarsi di cambre metalliche, scalette e appoggi rocciosi, nonostante sia molto più breve rispetto a quella precedente, presenta alcuni tratti maggiormente impegnativi, verticali e atletici rispetto a quelli affrontati sin d’ora (dovremo eseguire anche qualche spaccata per salire). La seconda parte della ferrata Tridentina si conclude, infine, quando aggiriamo una piccolissima cengia e superiamo il caratteristico ponte tibetano.
Il Rifugio Cavazza e la discesa per la Val Setus
Raggiungiamo, quindi, il Rifugio Cavazza al Pisciadù, dove possiamo ammirare l’omonimo laghetto e il bellissimo panorama che si apre sul maestoso gruppo del Puez-Odle e sulle Dolomiti Orientali di Badia.
Da qui, inoltre, cominciamo a chiudere il giro proseguendo per il sentiero 666, scendendo lungo il canalone della Val Setus, parecchio attrezzato nella prima parte, soprattutto nei punti più impegnativi, per agevolarne la discesa. Infine, affrontati una serie di numerosi tornanti, all’incontro del bivio che conduce al Passo Gardena, continuiamo la discesa lungo il sentiero 666A, percorso che ci porta nuovamente al parcheggio “Pisciadù” di partenza.