Trekking ad anello al Rifugio e Cima Sasso Bianco da Caracoi Agoin

  • Durata: 6.00-7.00 h
  • Dislivello: 1300 m
  • E (escursionistico)
  • Gruppo della Marmolada

Tra i noti comuni di Alleghe e Rocca Pietore (BL) sorge un singolare monte poco conosciuto e, frequentato, ideale per chi desidera sfuggire dal caotico flusso turistico di cui le classiche mete Dolomitiche, oramai, ne sono sempre più soggette. Stiamo parlando del Sasso Bianco, un monte che rappresenta l’ultima elevazione, verso Nord-Est, della notevole catena montuosa dell’Auta (sottogruppo della rinomata Marmolada). La sua sommità, di ben 2407 m, può essere raggiunta attraverso un sentiero non particolarmente difficile che sale proprio dalle vicinanze del caratteristico Rifugio Sasso Bianco, regalandoci così uno dei migliori scenari panoramici che possiamo avere sui più notevoli monti Dolomitici circostanti, nonostante essa risulti ancora poco nota. D’altra parte, però, per guadagnarsi questa fantastica veduta c’è da faticare, e come…. Iniziando dai caratteristici villaggi di Caracoi Cimai e Caracoi Agoin, il dislivello da affrontare sino alla massima elevazione di questa escursione è di ben 1300 m; perciò, se abbiamo intenzione di raggiungerla dobbiamo comunque disporre di una buona preparazione fisica. Il percorso sottostante, invece, che percorre un anello passando per il grazioso villaggio di Bramezza ed i caratteristici fienili di Giardogn, non presenta particolari insidie, anche se, comunque, viene richiesto un minimo di esperienza, soprattutto per la presenza di alcuni brevi punti che esigono qualche attenzione in più.

I sentieri e il percorso completo per svolgere la salita alla cima

Da Caracoin Agoin seguiamo le indicazioni per Bramezza e saliamo per il sentiero che passa, in successione, la Casera Bur ed i rispettivi Tabiai Forca e, Lariz. Raggiunto il bivio del Rifugio Sasso Bianco, proseguiamo dritti presso un imminente ed ulteriore biforcazione, non segnalata, dalla quale iniziano due rispettive tracce: la salita alla cima e il successivo percorso di ritorno. Imbocchiamo, quindi, il sentiero di sinistra che, attraverso una traccia ben riconoscibile, ci permette di raggiungere la sommità del Sasso Bianco. Raggiunta codesta, ritorniamo indietro al precedente bivio, dove possiamo effettuare uno strappo al rifugio, oppure iniziare il sentiero di discesa, in direzione dei fienili di Giardogn. Scendiamo, quindi, sino a Caracoi Cimai per far ritorno al nostro punto di partenza.

Scheda tecnica

  • Difficoltà: E
  • Durata totale: 6.00/7.00 h
  • Tempi intermedi: 0.30 h per arrivare a Bramezza, 0.30 h per giungere alla Casera Bur, 1.00 h per raggiungere il bivio del Rifugio Sasso Bianco, 2.00/2.30 h andata/ritorno cima Sasso Bianco, 0.30 h l’eventuale deviazione al rifugio, 2.00 h la discesa ad anello verso Caracoi Cimai
  • Dislivello complessivo: poco più di 1300 m
  • Lunghezza: circa 18 km
  • Punto di partenza: Caracoi Agoin 1256 m
  • Punto d’arrivo: Caracoi Agoin 1256 m
  • Quota massima: Sasso Bianco 2407 m
  • Rifugi e/o bivacchi: Rifugio Sasso Bianco 1840 m
  • Segnaletica: sentiero CAI 682
  • Note aggiuntive: l’anello sino al Rifugio Sasso Bianco non risulta eccessivamente faticoso, l’aggiunta (non obbligatoria) dell’omonima cima, invece, richiede un’adeguata preparazione fisica dato il notevole dislivello complessivo; viene richiesta, comunque, a prescindere dalla scelta, un minimo di esperienza nell’affrontare un tipico ambiente montano
  • Cartografia: Mappa – Tabacco 015
  • Scarica traccia GPX

Il percorso alla cima e al Rifugio Sasso Bianco da Caracoi Agoin

Il Rifugio Sasso Bianco e l’omonima cima (non obbligatoria) sono raggiungibili da diversi sentieri che partono dalle rispettive valli alpine circostanti; però, il percorso ad anello che risulta “meno impegnativo” è proprio quello che inizia dai caratteristici villaggi di Caracoi Cimai e Caracoi Agoin, dai quali, infatti, abbiamo iniziato a svolgere l’escursione in questione.

Entrambi sono raggiungibili in auto dalla nota località di Alleghe (BL): provenendo da Agordo, superiamo il conosciuto abitato, svoltiamo a sinistra all’altezza del ponte della chiesa di Santa Maria delle Grazie e saliamo in auto una stretta strada asfaltata alquanto pendente. Raggiungiamo, quindi, l’esile abitato di Caracoi Agoin, dove i posti auto disponibili risultano assai pochi: se siamo fortunati, possiamo parcheggiare proprio in prossimità delle relative indicazioni sentieristiche, oppure, poco prima, sul ciglio della strada sono comunque presenti alcuni comodi spiazzi; altrimenti, possiamo tentare di salire sino al vicino Caracoi Cimai e scendere, per forza di cose, brevemente a piedi.

Bramezza e Casera Bur

Da Caracoin Agoin, quindi, ci incamminiamo seguendo subito la direzione per Bramezza, dalla quale incontriamo già l’indicazione per il Sasso Bianco, segnalazione quest’ultima che incontreremo assai ulteriormente durante la relativa salita.
Saliamo, di conseguenza, con buona pendenza un largo tracciato, dove superiamo una graziosa cascatina del Ru de Molin, in cui prestiamo un minimo di cautela, e proseguiamo ancora per un facile sentiero che ci permette di giungere all’imbocco di una larga sterrata, dalla quale manteniamo nuovamente le indicazioni per Bramezza e Cima Sasso Bianco.

Continuiamo, quindi, ad affrontare una costante pendenza per giungere alla graziosa località di Bramezza, dove il breve panorama, nel frattempo, comincia già ad affacciarsi piacevolmente sulla Val Fiorentina e su alcuni monti sovrastanti delle Dolomiti Ampezzane. Dalla graziosa località, seguiamo il largo tracciato che prosegue verso destra, dove rincontriamo l’indicazione per il Sasso Bianco, dalla quale possiamo imboccare la breve deviazione sulla sinistra o restare, comunque, sulla comoda carrareccia. Giungiamo, ad un certo punto, alle indicazioni per Malga Bur, che ci invitano ad imboccare uno stretto sentiero che prosegue sulla sinistra, all’interno di un suggestivo sottobosco. Arrivati, quindi, presso un ulteriore bivio, manteniamo ancora la medesima direzione, ovvero per la Casera Bur, quest’ultima oramai assai vicina.

Tabiai Forca e Lariz

Dalla Malga Bur, dove si apre nuovamente un affascinante scorcio sulle rinomate Dolomiti Ampezzane, continuiamo la nostra camminata, affrontando da qui, sino alla Frana del Piz, una salita che avviene ancora lungo un largo tracciato, a tratti addirittura asfaltato, ma che risulta, però, parecchio ripida e faticosa. Raggiunta, invece, la Frana del Piz, dove lo scenario panoramico comincia ad aprirsi sui notevoli monti del Civetta, del Pelmo e delle Pale di San Martino, il sentiero riprende con la medesima pendenza affrontata nella parte antecedente.

Proseguiamo, quindi, superando in successione i Tabiai Forca e Lariz, continuando lungo un sentiero più stretto che si sviluppa sui piacenti prati e pendii erbosi del Monte Forca, dove prestiamo comunque attenzione su qualche breve punto maggiormente scosceso. Arrivati, di conseguenza, al bivio del Rifugio Sasso Bianco, che preferiamo raggiungere dopo aver affrontato il nostro principale obiettivo, continuiamo dritti per un brevissimo tratto per giungere ad un ulteriore, nonché importante, incrocio; da qui, infatti, la traccia (non segnalata e neanche tanto individuabile) si divide in due rispettivi percorsi: la prima, che sale sulla sinistra, ci conduce alla cima, la seconda, invece, che prosegue ancora diritta, è la via del ritorno che ci riporta a Caracoi Cimai, che dovremo comunque percorrerla successivamente per svolgere il giro completo.

La salita che conduce alla cima del Sasso Bianco

Imbocchiamo, quindi, la traccia, solo inizialmente poco riconoscibile, che continua a salire sulla sinistra, in direzione della vetta del Sasso Bianco. Una tappa, codesta, che risulta comunque abbastanza impegnativa, caratterizzata da alcuni passaggi che richiedono ovviamente un passo sicuro, nonché già un minimo di esperienza nell’affrontare degli stretti percorsi che si sviluppano attraverso dei pendii; d’altronde, però, da adesso in poi percorriamo il tratto più panoramico e suggestivo che, sostanzialmente, caratterizza questa bellissima escursione.

Proseguiamo, perciò, lungo il versante settentrionale del Sasso Nero, dove seguiamo, adesso sì, un tracciato ben distinguibile che inizia a condurci sulle pendici erbose del Sasso Bianco. Affrontiamo, obbligatoriamente, un breve tratto attrezzato caratterizzato da alcuni facili balzi rocciosi e seguiamo, successivamente, l’ultima indicazione disponibile per la vetta immergendoci all’interno di un breve, ma assai stupendo, altopiano erboso, contrastato, nuovamente, dalle imponenti montagne del Pelmo, del gruppo del Civetta e delle Pale di San Martino.

Proseguiamo, di conseguenza, lungo una traccia di nuovo assai riconoscibile sino ad arrivare all’incrocio di alcuni ometti che ci invitano, quest’ultimi, ad imboccare un percorso che sale sulla destra, nonostante intravediamo che il sentiero, che stiamo ancora percorrendo, continuerebbe diritto. Entrambe le rispettive tracce, infatti, portano alla vetta, ma presentano, però, delle difficoltà differenti: quella che sale sulla destra è considerata l’effettiva “via normale” che conduce alla cima, ripida ma senza particolari insidie, quella che prosegue diritta, invece, richiede sicuramente un passo più sicuro, affrontando inoltre, a ridosso della sommità, un pendio alquanto ripido e faticoso dove la traccia svanisce.

Arriviamo, finalmente, alla tanta sospirata vetta del Sasso Bianco, dove si apre un panorama a 360° assolutamente mozzafiato e, nel contempo, inaspettato. Partendo da ovest, lo scenario paesaggistico si apre completamente sulla Val Pettorina e sulla Val Fiorentina, dove sovrastanti dominano i monti più notevoli delle Dolomiti, tra cui l’imponente Marmolada, il gruppo del Sella, le Dolomiti Orientali di Badia e Ampezzane, dalle quali riusciamo a distinguere chiaramente il Piz dles Conturines, il Lagazuoi, le Punte di Fanes, la Tofana di Rozes, l’Averau, il Nuvolau, il Monte Cristallo, il Cernera e il Gruppo del Sorapiss; girando lo sguardo verso est, invece, possiamo riconoscere indubbiamente l’Antelao, il Monte Pelmo e il possente Civetta, sino ad arrivare alla Valle del Biois, dove incontriamo le Pale di San Lucano e l’intera catena delle Pale di San Martino.

Ammirato assai, quindi, il sorprendente panorama, cominciamo per forza di cose il relativo percorso di ritorno, intraprendendo, comunque, la “via normale” che ci riporta all’ultimo bivio incontrato. Successivamente, riprendiamo esattamente lo stesso percorso svolto nell’andata per ritornare all’incrocio della traccia che porta a Caracoi Cimai.

Dal Rifugio Sasso Bianco discesa ad anello a Caracoi Cimai

Effettuiamo, se lo desideriamo, un breve strappo al Rifugio Sasso Bianco ritornando ulteriormente indietro al relativo bivio, dal quale intraprendiamo il sentiero di destra, che lievemente avvalla per giungere ai Tabiai de Ciamp e, quindi, al rifugio.

Continuiamo, quindi, con il nostro percorso di ritorno (sentiero 682) imboccando le indicazioni per i fienili di Giardogn e, appunto, per la località di Caracoi Cimai. La prima parte di questo sentiero, che ci risulta ancora abbastanza panoramica sulla “sponda” Ampezzana, la troviamo parecchio insidiosa, poiché si sviluppa lungo uno stretto tracciato, su di un pendio, immerso dalla fitta vegetazione, dalla quale dobbiamo prestare attenzione a dove e come mettere i piedi; molto probabilmente questo percorso, finora, è stato lasciato un po’ andare alle proprie sorti, poiché ci troviamo, comunque, in una zona poco battuta e conosciuta.

Giunti, invece, sulla suggestiva località dei fienili di Giardogn, il tracciato riprende lungo una facile sterrata della medesima difficoltà del tracciato iniziale, caratterizzato solamente da qualche breve ripido tratto. Scendiamo, così, sino alla località di Caracoi Cimai e svoltiamo a destra, sulla strada asfaltata, per ritornare al punto di partenza, ovvero all’esiguo villaggio di Caracoi Agoin.

Domande frequenti (FAQ) e considerazioni finali

L’intero percorso ad anello, con la salita alla vetta del Sasso Bianco, nonostante non presenti particolari difficoltà tecniche, è parecchio lungo ed impegnativo, richiedendo quindi un’adeguata preparazione fisica, nonché un minimo di esperienza. In ogni caso, se desideriamo diminuire la faticosità complessiva del percorso, possiamo fissarci come obbiettivo principale il Rifugio Sasso Bianco, compiendo comunque un discreto giro. Ultima annotazione: il tratto di sentiero che collega il bivio del rifugio ai fienili di Giardogn, a propria discrezione, sarebbe da evitare in presenza di pioggia o, comunque, di fondo bagnato, poiché dobbiamo camminare lungo una stretta traccia coperta, in diversi punti, da una folta erba.

Il lasso di tempo adatto per affrontare questa camminata è sicuramente l’intervallo estivo che parte da giugno a settembre, anche sino ad ottobre se predisponiamo di un buon passo. Inoltre, se apprezziamo la tipica e suggestiva pace montana, rispetto ad altrettanti emozionanti percorsi delle Dolomiti, questo giro si può svolgere con una relativa tranquillità anche durante il mese di agosto, in quanto esso risulta ancora poco conosciuto e frequentato.

Questa escursione inizia dalle vicinanze del rinomato paese turistico di Alleghe, a piedi, quindi, del famoso Monte Civetta e vicino, inoltre, alla conosciuta Val Fiorentina; i percorsi, perciò, che si possono svolgere in questa nota zona delle Dolomiti risultano abbastanza numerosi. Qui di seguito ve ne elenchiamo solamente alcuni, tutti comunque verso la Val di Zoldo (minimo 20 minuti d’auto dal centro di Alleghe), che somigliano parecchio come difficoltà e lunghezza al giro descritto in questo articolo:

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2 commenti

  1. Premesso che non siamo arrivati alla vetta del Sasso Bianco ma solo al rifugio per poi risalire e tornare ad anello sulla via di Bramezza, occorre dire che la prima parte non è un sentiero ma una stradina vera e propria percorribile da trattori. Per prima parte parliamo di circa 900 metri di dislivello. Un percorso che per il dislivello che presenta non ci ha soddisfatti. Dalla descrizione ci spettavamo molto di più. Il rifugio Sasso Bianco è anonimo. Al ritorno per problemi di viabilità siamo dovuti arrivarvi a Caracoi Agoin e proseguire per la strada sino a Caracoi Cimai. Non lo consigliamo perché la fatica non è ripagata. A nostro avviso la descrizione va rivista.

    • Ciao, ti ringrazio del tuo commento e dell’opinione riguardo al giro e, con l’occasione, rispondo in ordine alle tue osservazioni. Primo: posso confermare che, se non si svolge la salita alla cima del Sasso Bianco, il giro di per sé non rientra sicuramente tra i percorsi Dolomitici più allettanti, confermato, peraltro, dalla bassa frequentazione anche nelle settimane di agosto (e questo, tutto sommato, qualcuno potrebbe apprezzarlo). Secondo: il giro sino al Rifugio Sasso Bianco non è interamente una stradina percorribile da trattori; per gran parte il tracciato risulta abbastanza largo (nella descrizione infatti lo indico più di una volta), ma non ci passano, comunque, i trattori. La definizione di sentiero viene data su varie tipologie di percorsi e difficoltà. Terzo e, ultimo, il Rifugio Sasso Bianco: qua, ovviamente, ognuno ha le proprie preferenze; per quanto riguarda me, è un rifugio che aveva, almeno nel momento che c’ero stato io, lo stile del “tipico” rifugio di montagna, che si distaccava, per capirci, dai canoni “turistici” dei tanti rifugi che possiamo trovare adesso nei luoghi più frequentati presenti tra Veneto e Trentino. E, quest’ultimo fattore, l’ho apprezzato assai. Spero, comunque, di essere stato abbastanza esaustivo, soprattutto per chi vorrà svolgere questo percorso e, casomai, pensarci bene prima.

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