Escursione al Rifugio Galassi da San Vito di Cadore
Dopo una certa quantità di uscite svolte nelle stupende Dolomiti del Veneto, abbiamo imparato a riconoscere, da numerose camminate, il cosiddetto “Re delle Dolomiti”, ovvero il maestoso Monte Antelao, di fatto facilmente identificabile dalla caratteristica conformazione piramidale. Abbiamo avuto la possibilità, inoltre, di incontrarlo con una certa vicinanza attraverso alcune uscite che si sviluppano al cospetto di esso come, l’escursione ad anello al Rifugio Antelao e la salita, sempre ad anello, al caratteristico Rifugio Chiggiato. Però, se desideriamo “frequentare” questo massiccio monte ancora di più in prossimità, un’escursione che merita assolutamente di essere svolta è la salita al Rifugio Galassi partendo dal comune di San Vito di Cadore (BL). Questa fantastica uscita, infatti, ci permette, una volta che raggiungiamo il rifugio, di trovarci proprio dinanzi al monte: infatti, nelle relative vicinanze è presente l’inizio della traccia che porta proprio alla cima del Monte Antelao (assolutamente indicato per escursionisti molto esperti, preparati e attrezzati).
Il Rifugio Galassi è arrivabile da vari percorsi, con difficoltà e lunghezze differenti: da San Vito di Cadore (BL) è raggiungibile salendo attraverso il Rifugio Scotter Palatini, dal quale, poi, si deve affrontare una serie di sentieri, abbastanza faticosi, che portano direttamente al nostro rifugio-obiettivo. Tuttavia, esiste anche un’interessante alternativa, nelle vicinanze, che ci permette, peraltro, di svolgere un “piccolo” anello all’interno del giro stesso: si tratta dell’ascesa al Rifugio Galassi passando sempre per il Rifugio Scotter, ma deviando, sempre da quest’ultimo, verso il grazioso e caratteristico Rifugio San Marco; si tratta di una deviazione che, una volta superato il rifugio appena menzionato, ci fa comprendere il perché essa merita di essere svolta. Il sentiero, infatti, che si sviluppa a ridosso del versante meridionale della nota Cima Bel Prà (Marmarole Occidentali), ci permette di inoltrarci con maggiore vastità e, ovviamente, ammirazione, nell’affascinante anfiteatro del maestoso Monte Antelao, oltre a permetterci di ammirare, comunque, le panoramiche vedute sugli altri rilievi, sempre assai noti, che contraddistinguono le Dolomiti venete. Infine, lo scenario che abbiamo dal Rifugio Galassi completa sicuramente per bene questa bellissima uscita.
Tuttavia, questa escursione, risulta tanto bella quanto impegnativa: la salita al Rifugio Galassi, sia se ci dirigiamo su diretti, sia per la deviazione, è impegnativa, sia per il dislivello che dobbiamo affrontare, sia per la caratteristica del percorso, il quale presenta alcuni tratti che richiedono un passo sicuro, data anche la presenza di una certa esposizione.
Indice
I sentieri e il percorso completo per arrivare al Rifugio Galassi
Da San Vito di Cadore (BL), dal parcheggio del Parco Nevesole, seguiamo subito le indicazioni per i rifugi di questa uscita. Saliamo, quindi, per la sterrata (sentiero 228) per raggiungere il Rifugio Scotter Palatini e, successivamente, seguendo le opportune indicazioni, il Rifugio San Marco. Da qui, procediamo per il sentiero 227, lungo il versante meridionale della Cima Bel Pra, per arrivare all’incrocio dei sentieri 227 e 229; restiamo, quindi, sul segnavia 227 per raggiungere la Forcella Piccola e, successivamente, il Rifugio Galassi. Da quest’ultimo rifugio, iniziamo il percorso di ritorno ritornando all’incrocio dei segnavia 227 e 229 e, di conseguenza, scendendo nuovamente verso il Rifugio Scotter. Ripercorriamo, infine, la sterrata affrontata nella parte iniziale dell’uscita per ritornare al punto di partenza.
Scheda tecnica
La salita al Rifugio Scotter Palatini da San Vito di Cadore
Il punto di partenza più idoneo, nonché ovvio, se vogliamo raggiungere il Rifugio Scotter, per poi intraprendere le successive direzioni per i rifugi San Marco e Galassi, è il parcheggio del “Parco Nevesole”, a San Vito di Cadore (BL), ossia: dal centro del paese imbocchiamo la via Belvedere, dalla quale incontriamo già le indicazioni per il relativo rifugio e continuiamo a salire con la nostra auto per 1 km abbondante, finché giungiamo presso un grande ed apposito spiazzo sulla destra, dove possiamo, di conseguenza, parcheggiare. Oppure, in alternativa, possiamo tentare di proseguire ulteriormente per raggiungere un altro parcheggio, trovasi in prossimità del “parco giochi invernale”, dopo aver superato un sottopasso.
Comunque, è proprio dal secondo parcheggio, in località Brosolas, che iniziamo la nostra camminata verso i tre rifugi, intraprendendo il segnavia 228 che porta, già, le opportune indicazioni. Attraversiamo, di conseguenza, il prato del Parco Nevesole per arrivare alla Baita Sunbar e ritrovare, successivamente, le indicazioni che riguardano gli obiettivi di questa uscita.
Ci incamminiamo, quindi, lungo una facile e larga sterrata che si inoltra in un piacente bosco di conifere, misto tra abeti e pini, che ci permette di ammirare comunque, durante il relativo tragitto, diversi e notevoli scorci panoramici, che spaziano dalle lontane vedute “guidate” dal famoso Monte Pelmo agli imponenti scenari dei rilievi della fascia occidentale del gruppo delle Marmarole, oltre al massiccio, nonché ovvio, Monte Antelao.
La sterrata, sempre facile, ma caratterizzata da una salita costante, tuttavia mai particolarmente faticosa, ci accompagna così fino a quando raggiungiamo proprio la prossimità del Rifugio Scotter, dalla quale, di conseguenza, incontriamo l’opportuna segnaletica verticale, alla nostra sinistra, che ci indica la direzione per raggiungere il nostro secondo rifugio, ovvero il San Marco.
Giro per il Rifugio San Marco e il sentiero 227
Senza raggiungere il Rifugio Scotter iniziamo, quindi, la salita verso il Rifugio San Marco, intraprendendo il sentiero n. 228 ancora abbastanza largo e, comunque, su sterrato, che sale con lieve pendenza dapprima sulla sinistra, per poi volgere posteriormente al rifugio e riprendere l’ascesa di nuovo in direzione nord-ovest, con un’inclinazione, questa volta, più impegnativa.
Verso il Rifugio San Marco
Dalla ulteriore segnaletica, invece, che incontriamo poco dopo, portante ancora l’indicazione per il Rifugio San Marco e la Forcella Grande, iniziamo a percorrere un sentiero più tipicamente montano, ossia più stretto e con una pendenza maggiore, attraverso vari pini mugo, ma comunque non esposto, che ci porta a raggiungere un tratto di ghiaione, dove il sentiero si dissolve. Tuttavia, la presenza dei vari ometti e la traccia che si mantiene visibile, essi insieme ci permettono di superare questo passaggio abbastanza breve senza particolari incertezze.
Superato, invece, quest’ultimo tratto, il sentiero riprende lungo un tracciato più evidente e stretto, sempre non esposto e, della medesima pendenza di prima, ma, da qui, su fondo in gran parte terroso, che si sviluppa, però, all’interno di un affascinante scenario tipicamente alpino, che riesce a contraddistinguersi particolarmente dal tutto il resto di questa uscita. Attraversiamo, quindi, senza particolari difficoltà, il piacente alveo del Ru da Sacco, per affrontare un ulteriore breve tratto ancora in cospicua salita e raggiungere, di conseguenza, il secondo rifugio di questa uscita, ovvero il San Marco: un piccolo, ma assai grazioso e, soprattutto, “autentico” rifugio incastonato in uno scenario alpino, a nostro parere, tra i più suggestivi dell’intero panorama Dolomitico, che ci permette di accogliere una sensazione che possiamo definire quasi “fiabesca”.
Sentiero 227
Ammirato, quindi, per bene questo particolare ed esclusivo luogo, che sorge sul Col de Chi che Os, continuiamo la nostra camminata attraverso la traccia contrassegnata con il segnavia 227, che prosegue verso destra, nonché in direzione della Forcella Piccola e del Rifugio Galassi. Riprendiamo, di conseguenza, a percorrere un breve pezzo di sentiero, non largo, ma semplice, che ci conduce all’incontro di un passaggio, dove il percorso, sostanzialmente, attraversa un tratto di “frana”, nonché sfasciume, che richiede, ovviamente, una certa cautela, soprattutto per l’esile larghezza e la rilevante esposizione, anche se il tracciato, tuttavia non lungo, risulta comunque sufficientemente accomodato (si tratta del tratto, a propria discrezione, più “esperto” dell’intera uscita).
Superato quest’ultimo, invece, il tracciato riprende a svilupparsi su traverso alle pendici della Cima Bel Prà, attraverso i tipici pini mugo alpini, mantenendosi stretto ma, tuttavia, ritornando relativamente semplice. Da qui, comunque, non possiamo tralasciare quello che è lo scenario, nonché l’anfiteatro spettacolare che si apre al cospetto del Monte Antelao, che contraddistingue interamente questo tratto di sentiero.
Man mano che proseguiamo e ammiriamo, nel contempo, questa stupenda vista, quando il tratto dei pini mugo si “esaurisce”, il sentiero 227, iniziando ad attraversare un ghiaione, cambia di nuovo difficoltà, restando, comunque, non particolarmente difficile, ma che, tuttavia, in alcuni brevissimi passaggi richiede, di nuovo, un passo abbastanza sicuro data l’esposizione. Salendo, quindi, per questo intero tratto con una pendenza parecchio moderata, dove il panorama, man mano che proseguiamo, inizia ad aprirsi con le lontane vedute sulle Dolomiti Ampezzane e di Zoldo, raggiungiamo il bivio del Rifugio Scotter (sentiero 229), che imboccheremo al nostro ritorno e che, di conseguenza, tralasciamo per continuare la nostra salita al Rifugio Galassi.
Verso il Rifugio Galassi passando per la Forcella Piccola
Dall’ultimo incrocio, perciò, proseguendo la camminata ancora su ghiaione, iniziamo ad affrontare una salita costante e parecchio faticosa che essa, sostanzialmente, ci accompagnerà interamente sino alla Forcella Piccola.
La Forcella Piccola e il Rifugio Galassi
Percorrendo, quindi, un tracciato sassoso, sempre ben riconoscibile, impegnativo, ma comunque non difficile, la fatica che, giunti a questo punto può iniziare a farsi sentire qualcosa in più, tuttavia, può venire compensata dal fantastico panorama che, man mano che saliamo, si estende sempre di più sui rilievi che contraddistinguono maggiormente le Dolomiti del Veneto, dal quale abbiamo la possibilità di riconoscere con relativa facilità: le Dolomiti di Zoldo, con il distinguibile Monte Pelmo, le Dolomiti Ampezzane, tra cui intravediamo il Gruppo della Croda da Lago e la Tofana di Rozes, le Dolomiti Orientali di Badia, con l’iconico Lagazuoi ed, infine, con ulteriore distacco, possiamo individuare chiaramente la famosa Marmolada.
Quando, finalmente, la salita decisamente si smorza, significa che siamo in dirittura d’arrivo per il raggiungimento della Forcella Piccola, una forcella che, una volta “guadagnata” a tutti gli effetti, ci lascia assolutamente stupefatti, in quanto lo scenario visibile da questo punto è, fondamentalmente, un panoramico “spartiacque” tra le bellissime vedute alpine, rispettivamente, “ampezzane e zoldane” e, il meraviglioso scenario, nonché autentico, che viene contraddistinto dalle note montagne del Gruppo delle Marmarole. Inoltre, sempre da qui (curiosità!), è alquanto probabile l’incontro di una cospicua presenza di stambecchi che solitamente sostano sui due rispettivi pendii che “formano” questa forcella, che ovviamente possiamo ammirarli con l’assoluta accortezza di lasciarli, però, completamente indisturbati.
Quindi, dagli “stambecchi”, proseguendo ancora diritti verso est e affrontando, di conseguenza, una leggera discesa, avvistiamo finalmente, alla nostra destra, il nostro ultimo obbiettivo, ovvero il Rifugio Galassi. Continuiamo, perciò, a scendere con moderata pendenza lungo la facile traccia sassosa per raggiungerlo e dedicarci, a proprio parere, una meritata pausa!
Ritorno al punto di partenza
Dal Rifugio Galassi, iniziamo, per forza di cose, il relativo percorso di ritorno, che consiste, sostanzialmente, di ripercorrere la traccia appena percorsa sino a ritornare all’ultimo bivio che indicava il Rifugio Scotter, ossia quello incontrato prima di dover affrontare la salita impegnativa che portava alla Forcella Piccola.
Dall’incrocio, quindi, svoltiamo decisamente a sinistra, ossia sul sentiero 229, per iniziare ad affrontare in discesa una serie di numerosi zig zag che si snodano ancora su ghiaione. Codesta, che si tratta della prima parte, resta di difficoltà abbastanza contenuta nonostante la marcata inclinazione, la seconda, invece, che di pendenza aumenta ulteriormente, richiede ancora un buon passo per non incappare in una qualche spiacevole scivolata. La traccia, inoltre, in qualche tratto, può sembrare che sparisca quasi completamente, ma, tuttavia, prestando quel minimo di attenzione ai vari segnali e alla presenza di qualche ometto, è parecchio difficile perderla totalmente.
Superato, quindi, quest’ultimo ostico ghiaione, quando la traccia ritorna ad essere ben larga, siamo praticamente in prossimità del Rifugio Scotter. Se non abbiamo l’esigenza di effettuare una sosta presso quest’ultimo, ripassiamo nuovamente dietro ad esso e proseguiamo diritti per rincontrare la segnaletica verticale dalla quale abbiamo intrapreso la salita per il Rifugio San Marco. Non ci resta, arrivati a questo punto, per forza di cose, ripercorrere la sterrata affrontata nella prima parte dell’escursione per far ritorno al parcheggio di partenza e concludere questa appagante uscita.