Escursione ad anello al Rifugio Chiggiato da Calalzo di Cadore
Da Calalzo di Cadore, iniziano alcuni percorsi di trekking che si sviluppano tra il famoso Monte Antelao e le pendici meridionali del notevole gruppo montuoso delle Marmarole. Uno di questi, che ci conduce, infatti, proprio al cospetto di quest’ultimo massiccio Dolomitico è la salita al Rifugio Chiggiato dalla caratteristica Val d’Oten: una suggestiva escursione caratterizzata, una volta che raggiungiamo il rifugio, da un notevole panorama che si affaccia considerevolmente sulle numerose punte delle Marmarole e, in lontananza, sul notevole gruppo delle Dolomiti Friulane. L’uscita, successivamente, ritorna attraverso un anello che scende per le località boschive de La Serra-Costapiana-Stua e la Valle Vedessana, quest’ultima, purtroppo, resa malandata dalla terribile “tempesta Vaia” avvenuta del 2018. Si tratta di un percorso, inoltre, che possiede sicuramente un notevole dislivello, ma che viene ben smaltito durante il giro affrontando una serie di sentieri relativamente semplici; tuttavia, esso non andrebbe preso troppo sottogamba: un minimo di preparazione fisica viene sicuramente richiesta per affrontarlo con una relativa adeguatezza.
Indice
I sentieri e il percorso completo per svolgere il giro
Dal Bar Alpino (Ponte Vedessana), ci incamminiamo per la strada asfaltata (segnavia 255) che risale la Val d’Oten, giungendo così al Bar alla Pineta. Da qui, seguiamo le indicazioni per il Rifugio Chiggiato, proseguendo brevemente per la sterrata e imboccando, successivamente, il sentiero 260 che, attraverso il fitto bosco, giunge direttamente al rifugio. Cominciamo, quindi, a chiudere il giro, scendendo per il sentiero 261, in direzione di Calalzo; arrivati, infine, al bivio del sentiero 248 che porta al Rif. Baion, scendiamo verso destra lungo la Valle Vedessana, attraverso una stradina che giunge esattamente al punto di partenza.
Scheda tecnica
La salita al Rifugio Chiggiato da Calalzo di Cadore (sentiero 260)
Per raggiungere il Rifugio Chiggiato da Calalzo di Cadore (BL), dobbiamo risalire dal centro del paese la via S. Giovanni, dalla quale incontriamo, infatti, le indicazioni della Val d’Oten e dei vari rifugi presenti nella zona. Saliamo, quindi, con la nostra auto la comoda stradina asfaltata, superiamo la Chiesetta della Beata Vergine del Caravaggio e, appena oltrepassiamo il Bar Alpino (chiuso), lasciamo la macchina nel primo spiazzo che incontriamo disponibile sul ciglio della stradina, in prossimità del Ponte Vedessana.
Nonostante sia possibile proseguire ulteriormente con la propria autovettura sulla careggiata di sinistra, che arriva sino al Bar Ristorante alla Pineta (aperto), preferiamo sostare al suddetto incrocio, così teniamo l’intera ascesa nella prima metà dell’escursione.
Dall’incrocio del Ponte Vedessana, quindi, iniziamo la nostra camminata per la facile stradina asfaltata che prosegue sulla sinistra (segnavia 255), che sale con dolce ripidità l’inizio della Val d’Oten, addentrandosi nella suggestiva pineta e costeggiando, nel contempo, il grazioso Torrente Molinà. Giungiamo, quindi, al Bar Ristorante alla Pineta, in località Praciadelan, dalla quale iniziano gli effettivi sentieri che portano ai diversi rifugi, tra cui anche quello per arrivare al Rifugio Chiggiato.
Seguiamo, di conseguenza, le indicazioni per il sentiero 260, affrontando una facile rotabile, lievemente pendente, che comincia effettivamente ad immergersi nella caratteristica Val d’Oten; da questo tratto, infatti, il paesaggio, nonostante ci troviamo ad una quota relativamente bassa, si apre fascinosamente sulle imponenti e vicine Marmarole, con un lesto accenno sulle note Dolomiti Friulane. Arrivati, invece, alla località La Diassa, abbandoniamo la facile sterrata e intraprendiamo l’effettivo sentiero che conduce al Rifugio Chiggiato, ovvero il n. 260, che costeggia inizialmente il Rio Dassa e, successivamente, si stringe per addentrarsi nel fitto bosco di conifere. Cominciamo, quindi, una salita caratterizzata da una decisa e costante pendenza, tecnicamente facile e mai relativamente esposta, intervallata ogni tanto, soprattutto nella prima metà, da qualche bel scorcio che si affaccia ancora sulla piacevole valle, nonché sui notevoli monti circostanti; la seconda parte, invece, è suggestivamente più immersa nella fitta pineta.
Durante l’intero tratto, inoltre, incontriamo alcune “simpatiche” indicazioni sui tempi che mancano per arrivare al tanto sospirato rifugio, con lo scopo di “confortare” l’impegnativa salita: noi siamo riusciti, tutto sommato, a rientrare nei tempi indicati, ma abbiamo mantenuto, comunque, un buon passo costante; perciò, con 2 ore abbondanti di camminata dalla località La Diassa, arriviamo al noto Rifugio Chiggiato.
Il panorama dal rifugio e la discesa ad anello (sentiero 261)
Dal Rifugio Chiggiato si apre, indubbiamente, il miglior paesaggio dell’intera escursione; dal suggestivo pianoro del Col Negro, infatti, si spalanca uno splendido panorama che sporge su numerosi monti circostanti. Partiamo, ovviamente, dalle diverse punte delle Marmarole, dove riconosciamo alcune delle principali elevazioni che caratterizzano questa catena Dolomitica, come il Cimon della Froppa, la vetta più alta dell’intero gruppo, la Cima Bastione, la Cima Scotter e il Monte Ciaredo. Inoltre, un ulteriore e notevole massiccio che distinguiamo chiaramente da questo punto è quello del rinomato Monte Antelao, unico per il suo inconfondibile innalzamento piramidale; verso sud-est, invece, l’esteso panorama è completamente dominato dal noto gruppo delle Dolomiti Friulane, dove riconosciamo i caratteristici gruppi del Monte Cridola, degli Spalti di Toro e del Monte Duranno.
Dopo aver effettuato, ovviamente, una meritata pausa, sapendo già che ci aspetta un’altrettanta lunga discesa, iniziamo il nostro tracciato di ritorno, intraprendendo il sentiero 261 che porta l’indicazione, infatti, di Calalzo. Iniziamo, quindi, a scendere, percorrendo un percorso tecnicamente facile, mai esposto, caratterizzato da una costante pendenza parecchio moderata, quest’ultima smaltita in numerosi tornanti che si immergono, nuovamente, nel fitto e caratteristico bosco. Giungiamo, quindi, alla località La Serra, dove continuiamo a scendere lungo il sentiero che ha visto il passaggio, nel 1988, di Papa Giovanni Paolo II, come testimonia, infatti, il relativo capitello che incontriamo. Arrivati, inoltre, alla località Costapiana, il sentiero si allarga ulteriormente, diventando una carrareccia e, successivamente, una stradina asfaltata che raggiunge il bivio La Stua.
Da qui, tralasciando l’indicazione per il Rifugio Baion, proseguiamo verso destra, attraverso il largo tracciato che si snoda lungo Valle Vedessana, dove non possiamo fare a meno di notare la dolorosa impronta lasciata dalla terribile “tempesta Vaia” avvenuta del 2018. Affrontando, quindi, una blanda discesa, alternata tra sterrate e asfalti, ritorniamo facilmente al punto di partenza.
Ciao vorrei fare questa escursione ma mi chiedevo se è fattibile in questo periodo! Grazie mille e complimenti per il blog, davvero ben fatto e utilissimo!
Ciao Enrico, innanzitutto ti ringrazio per i tuoi complimenti, non sono mai troppi! Per quanto riguarda, invece, se questo giro è fattibile in questo periodo dell’anno (marzo), valutando la difficoltà complessiva dei sentieri, neve permettendo, può essere, ovviamente con un’adeguata dotazione (ramponcini e/o ciaspole). Grazie e buona montagna!
Fatto ieri durante una stupenda giornata autunnale. Meraviglioso, anche se non batte il giro del Setsass!
Grazie Sebastiano per questo blog, lo uso tantissimo. Complimenti!
Ciao Giuseppe, grazie mille dei tuoi complimenti! Ti sono veramente grato! Eh, anch’io lo devo ammettere, il giro del Settsass è un’escursione che si trova ben al di sopra rispetto a tantissimi altri suoi “concorrenti”, soprattutto con queste fantastiche giornate autunnali.
Grazie per le dettagliate e appasssionate descrizioni dell’escursione che andrò a sperimentare domani con un mio amico.
Ciao Roberto, grazie a te! Facci sapere come va! Ciao e buona montagna!