Anello del Monte Pelmo dal Passo Staulanza

  • Durata: 6.00-7.00 h
  • Dislivello: 900 m
  • EE (escursionisti esperti)
  • Gruppo del Pelmo

Il giro del Monte Pelmo, considerato come uno dei monti più caratteristici dell’intero complesso Dolomitico, è un’escursione ben conosciuta dagli escursionisti e frequentatori delle Dolomiti, quasi un classico: il percorso, attraverso il sentiero del Rifugio Venezia e il Sentiero Flaibani, permette di aggirare interamente, senza eccessive difficoltà, tutta la sua imponenza.
Tale trekking ad anello è reso “famoso”, inoltre, per l’alternarsi delle diverse ambientazioni e situazioni che lo caratterizza: dapprima ambientato su lunghi pascoli, per poi passare all’attraversamento di ripidi ghiaioni e il costeggiare di pareti rocciose, con l’incontro di alcuni tratti esposti, ma comunque brevi, tale giro gode di meravigliose vedute su gruppi montuosi assai noti.

Il giro del Monte Pelmo: sentieri e percorso completo

Il giro del Pelmo comincia dal Rifugio Passo Staulanza, facilmente raggiungibile in auto (circa 10 minuti) dalla località di Zoldo Alto (BL), dove inizia il sentiero 472 che conduce al Passo di Rutorto e al Rifugio Venezia. Saliamo, quindi, per il Sentiero Flaibani (CAI 480), caratterizzato da alcuni brevi passaggi esposti, e raggiungiamo la Forcella Val D’Arcia. Da qui, infine, scendendo per il sentiero 467 e fiancheggiando il Nevaio di Val d’Arcia, ritorniamo al “passo” di partenza.
L’escursione, nel complesso, nonostante non risulti eccessivamente difficile, richiede comunque la massima attenzione durante l’attraversamento di alcuni brevi tratti esposti, uno di questi non adeguatamente attrezzato.

Scheda tecnica

  • Difficoltà: EE
  • Durata totale: 6.00/7.00 h
  • Tempi intermedi: 2.00/2.30 h per raggiungere il Rifugio Venezia dal Passo Staulanza, 2.00 h la salita del “Sentiero Flaibani”, 2.00/2.30 h per scendere dalla Forcella Val d’Arcia e ritornare al Passo Staulanza
  • Dislivello complessivo: circa 900 m
  • Lunghezza: 13 km
  • Punto di partenza: Rifugio Passo Staulanza 1766 m
  • Punto d’arrivoRifugio Passo Staulanza 1766 m
  • Quota massima: Forcella Val D’Arcia 2476 m
  • Rifugi e/o bivacchi: Rifugio Venezia A. De Luca 1946 m
  • Segnaletica: sentieri CAI 472, 480, 467
  • Note aggiuntive: la presenza di brevi tratti esposti, uno di questi non adeguatamente attrezzato, richiedono un passo sicuro
  • Cartografia: Mappa – Tabacco 025
  • Scarica traccia GPX

Come raggiungere il Rifugio Venezia dal Passo Staulanza

Dal Rifugio e Passo Staulanza, dove lasciamo la nostra auto, con lo sguardo rivolto verso est, quindi verso il Pelmo, imbocchiamo il sentiero CAI 472 a destra, intraprendendo il nostro percorso in senso antiorario. Ci addentriamo nel bosco che, pian piano comincia a diradarsi lasciando lo spazio ai grandi pascoli de Le Mandre. Nel contempo, cominciamo ad aggirare, ai suoi piedi, il monte “più basso” (2990 m!) di questo massiccio gruppo montuoso, il Pelmetto, separato dal fratello maggiore dall’enorme canalone La Fessura.

Aggirando la Spalla Sud del Pelmo, proseguiamo ancora per lunghi pascoli, arriviamo al bivio del Passo di Rutorto e procediamo in direzione del Rifugio Venezia, dove decidiamo di effettuare la nostra pausa cibo. Un’importante sosta, utile per riacquistare le energie che sono necessarie per affrontare, tra poco, la parte più impegnativa di tutta l’escursione: 530 m in salita fino alla Forcella Val d’Arcia, 700 m in costante discesa sino al Passo Staulanza, entrambi su fondi ghiaiosi e parecchio ripidi. La fermata presso questo rifugio, inoltre, è un’ottima occasione per godere del fantastico panorama che caratterizza questo luogo, che si affaccia sul massiccio gruppo del Sorapiss e sull’inconfondibile Monte Antelao.

Il Sentiero Flaibani CAI 480 e il ghiaione della Val D’Arcia

Dal Rifugio Venezia, proseguendo quindi in direzione nord, iniziamo a “chiudere” il nostro anello percorrendo il sentiero CAI 480, denominato anche Sentiero Flaibani, in direzione della Forcella Val D’Arcia, caratterizzato da un alternarsi di ghiaione franoso e di un paio di brevi tratti esposti, uno di questi non perfettamente attrezzato, che richiedono un passo sicuro.

Raggiungiamo, quindi, la forcella, il punto più alto di questo trekking, dove il panorama si apre sul Nevaio e sul ghiaione della Val D’Arcia e, alle nostre spalle, nuovamente sull’Antelao e sulla Valle del Boite. Da adesso, cominciamo ad intraprendere l’ultimo terzo del percorso (sentiero CAI 467), affrontando il ripido ghiaione appena accennato che attraversa tutto il versante nord del Monte Pelmo, lasciandoci alla nostra lontana destra, quasi a valle, il Rifugio Città di Fiume.

Man mano che scendiamo per il ghiaione cominciamo a distinguere un bosco, situato alle pendici della Croda Rotonda. Ci immergiamo grazie alla presenza di un sentiero facilmente percorribile, un breve percorso che ci permette di ritornare, infine, nuovamente al Passo Staulanza.

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6 commenti

  1. Conosco bene questo giro, l’ho fatto più volte in più anni. Mi piace molto sentire la montagna qui. È, come dici da non sottovalutare, se non si ha un grado di preparazione atletica ed esperienza di montagna adeguata. Posso dire che sei l’unica persona che ha descritto molto bene questa avventura.
    Penso che tu abbia una ottima preparazione e che mi ispiri fiducia per la salita verso la normale del Pelmo.
    Eccezionale la cura e l’impegno per il blog.
    Fabio Giordano da Padova

    • Ciao Fabio, grazie del commento e dei tuoi complimenti! Si, confermo che il giro del Monte Pelmo, nonostante sia parecchio conosciuto e, quindi, frequentato, richiede comunque la dovuta attenzione ed esperienza in ambiente montano. Grazie ancora!

  2. Ci sono stato lo scorso weekend, e concordo con il commento sopra, complimenti per la descrizione perché (col senno del poi…) devo dire che tra quelle trovate in rete è la piú aderente al reale livello di difficoltá

    Purtroppo prima di partire mi ero portato indicazioni di un altro sito, che “la faceva piú facile”, ma al quale mi ero affidato per il buon livello di dettaglio delle distanze tra i punti di interesse.

    Concordo sulla presenza di un paio di tratti esposti non attrezzati In cui bisogna procedere con concentrazione, e per chi fa il percorso In senso orario come ho fatto io, mi sento di dire che c’è una difficoltá in piú nel tratto che va dalla forcella d’arcia al primo passaggio ferrato, quando inizi la discesa nel ghiaione franoso.

    Per chi sale penso sia abbastanza chiaro che deve puntare verso la forcella, ma per chi scende, proprio in virtú del contesto franoso, è facile non riconoscere piú il sentiero che porta alla ferrata, e devo anche dire che quel tratto è quello con le segnaletiche Cai piú sbiadite e meno presenti di tutto il percorso, mi spiace se suonerá come una critica ma essendo un tema di sicurezza sentivo di doverlo precisare.

    La morale è che mi son fatto un breve fuori pista nel vallone franoso a tratti “sciando” sulle pietre, prima di accorgermi che dovevo tirare piú nettamente a destra verso la parete, ma fortunatamente avevo la traccia GPS e me ne sono accorto quasi subito.

    Il pezzo sul ghiaione a mio avviso è veramente il piú critico, non solo per rimanere sul sentiero, ma anche per evitare di provocare verso il basso o subire dall’alto delle, per quanto piccole, vere frane.

    Oltre che ovviamente per i tratti esposti, è stato soprattutto per quel punto che ho capito che sarebbe stato meglio avere l’attrezzatura, e in particolar modo il caschetto.

    Anche se necessario solo in un breve tratto, il mio parere è che é meglio portarsi qualche etto in piú in spalla anziché rischiare inutilmente.

    • Buongiorno Stefano, ti ringrazio del tuo commento: completo e molto dettagliato! Si, in effetti questo giro, da più di qualche sito, viene definito tutto sommato abbastanza facile, ma non lo è affatto! I tratti attrezzati, seppur brevi, e il ghiaione in discesa richiedono un passo sicuro ed esperienza. Ciao!

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